L'astensione alle politiche del 2008 ha le sue radici nelle malefatte di QUASI TUTTE le forze politiche in campo. Cominciamo il tour della vergogna con il "modello Roma" che speriamo non venga esportato in nessun altra città. I due signori che vedete nella foto si sono dati il cambio alla guida della Città Eterna, nel perfetto stile di alternanza sulla poltrona tipico di chi è attaccato al potere, alla faccia del nuovo e della gioventù. Sia Rutelli che Veltroni si sono impegnati, hanno lavorato, hanno fatto cose buone e meno buone. Certo è che ci sono azioni che DOVREBBERO IMPEDIRE di candidarsi alla carica di Sindaco, soprattutto quando si è occupata quella poltrona per due mandati consecutivi.
Aver speso MALE i soldi dei cittadini dovrebbe essere un motivo più che sufficiente per vergognarsi e starsene a casa. Rutelli ne sa qualcosa, perché già da tempo la Cassazione ha certificato la condanna nei confronti suoi e della sua combriccola da parte della Corte dei Conti di Roma.
Chi pensa di votare per Veltroni o Rutelli forse dovrebbe leggere qui:
Sentenza Corte di Conti 1
Sentenza Corte dei Conti 2
Sentenza Cassazione 1
Sentenza Cassazione2
Basta lamentarci senza fare nulla!
ASTENSIONE ORA!
Liberi di essere Italiani
1 commento:
Carissimi, bella l'idea di questa campagna: io non voterò. Vedo che siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Infatti
concordo in pieno: Walter e Francesco da quindici anni si scambiano sempre la stessa fascia tricolore. Quella da sindaco (o aspirante tale) di Roma. Alternando epici passaggi di testimone a un po’ meno gloriosi giri di walt(z)er. Ma conservando sempre un sano spirito agonistico. E – cosa non trascurabile – pure la poltrona. O meglio: le poltrone.
Il primo walt(z)er comincia a suonare già alla fine del secolo scorso. Quando Francesco comincia la sua scalata al potere. Conquistando per due volte a fila – nel lontano 1993 e poi nel 1998 – la poltrona di sindaco di Roma. Nel frattempo Walter sta anche lui (per così dire) danzando nella Capitale. Ma è in ben altre faccende affacendato. Occupato com’è – prima – a fare il vicepremier (e ministro dei Beni culturali) del primo governo Prodi. E poi – caduto il Professore, nel 1998 – a sprofondare nella poltrona di segretario dei Ds. Destini lontanissimi? Macchè. Di lì a poco le loro strade - nella faticosa scalata ai piani alti della politica - si incrociano. I testimoni – faticosamente - si scambiano. E i destini, pure. Come – appunto – in un bizzaro giro di walt(z)er.
E infatti. Mentre la musica continua, nel 2001 Francesco lascia il posto di sindaco – caldo caldo - a Walter. E prima si candida come primo ministro (perdendo contro Berlusconi). Poi diventa pure lui segretario (ma della Margherita). E infine, sempre come l’amico Veltroni, fa il vicepremier (e ministro dei Beni culturali) sempre con il Professore. A questo punto – però - pure il Prodi II (come il Prodi I) cade rovinosamente. E dopo nemmanco due anni. E che accade? Forse che la musica si interrompe? Macchè. Altro giro di walt(z)er. E altro scambio di testimoni, eccetera eccetera. Perché ora tocca a Walter – che ha conquistato per due volte la poltrona di sindaco di Roma (nel 2001 e nel 2006) – voler lasciare il posto di primo cittadino. Per fare di nuovo il segretario (questa volta del Pd, cioè della Margherita piu’i Ds). E poi pure il candidato premier (chiaramente sempre contro il solito Berlusconi). E Francesco? Beh, Walter ha confessato che gli “piacerebbe se tornasse”. Chiaramente a fare il sindaco. E chiaramente sempre della sua Roma. Che – se l’operazione staffetta dovesse andare in porto – potrebbe vantare un primato da record mondiale. Con due sindaci – sempre gli stessi - in quattro lustri. Ovvero 20 anni. Tondi tondi.
Una cosa è certa: una mano lava l’altra. E entrambe si lavano la faccia. Anzi le facce. Che - giro di walt(z)er dopo giro di walt(z)er - rimangono sempre le stesse. Alla faccia del rinnovamento.
E allora? E allora viene da chiedersi: ma è mai possibile che i nostri politici continuino a fare il contrario di quello che dicono? Ma la risposta di Veltroni&Rutelli – visto l’amore per Obama dell’uno e la passione per la lingua della perfida Albione dell’altro – noi bamboccioni alla riscossa già ce la immaginiamo. Sicuramente direbbero in coro: “Iés, ui chén!”.
Sandro Brancaleone
http://bamboccioni-alla-riscossa.org
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